CERVICOBRACHIALGIA
INTRODUZIONE ED ANATOMIA
La cervicobrachialgia è una condizione dolorosa i cui i sintomi sono riferiti nella zona del collo e del braccio fino alle dita della mano. La sensazione di dolore può essere accompagnata da formicolio, perdita di forza e intorpidimento. Per poter capire perché i sintomi si distribuiscano in un’area così vasta è utile fare un accenno all’anatomia del plesso brachiale. Questo sistema anatomico è costituito dalle radici nervose cervicali che originano dalla quinta vertebra cervicale fino alla prima vertebra dorsale e terminano con la formazione di 5 importanti nervi:
1. Nervo Muscolocutaneo
2. Nervo Ascellare
3. Nervo Radiale
4. Nervo Ulnare
5. Nervo Mediano

Tali nervi hanno il compito di ricevere informazioni sensitive e inviare comandi motori nell’arto superiore attraverso un continuo scambio di informazioni con il cervello, per cui una sofferenza di uno o più di questi nervi può provocare un’alterazione di tipo sensitivo o motorio.
CAUSE
Questa condizione è spesso causata da una compressione meccanica o infiammatoria a livello di una o più strutture nervose (midollo, radice nervosa, nervo).
I due principali quadri clinici in cui si ha una compressione delle strutture del plesso brachiale sono:
- Radicolopatia cervicale;
- Sindrome dello stretto toracico.
Spesso, se non viene eseguita una buona anamnesi e un esame clinico appropriato, queste due condizioni possono essere confuse.
Nella radicolopatia cervicale la cossidetta interfaccia che “soffoca” la struttura nervosa può essere: un’ernia discale, una stenosi laterale, una cicatrice o una neoformazione a livello della colonna cervicale.
Nella sindrome dello stretto toracico invece, la compressione avviene più a valle rispetto alla radicolopatia cervicale e spesso coinvolge anche le strutture vascolari oltre a quelle nervose. Queste vengono compresse all’interno di una zona delimitata da prima costa, clavicola, muscolo succlavio, muscolo piccolo pettorale e muscoli scaleni. Essendo l’interferenza con tali strutture più caudale si potrebbe pensare che la sintomatologia salvaguardi la zona del collo, coinvolgendo solo l’arto superiore (in tal caso si parlerebbe di brachialgia), invece spesso anche il distretto cervicale risente in maniera indiretta di questa problematica, motivo per il quale può essere confusa con una cervicobrachialgia da radicolopatia cervicale.
FATTORI DI RISCHIO
Si presenta maggiormente tra la 4a e la 5a decade di vita prevalentemente nei soggetti di sesso maschile. Tra i fattori di rischio principali possiamo individuare:
- mansioni lavorative che richiedono il sollevamento di carichi pesanti o vibrazioni in modo continuativo e ripetitivo;
- attività sportiva come i tuffi;
- traumi cervicali (es. colpo di frusta);
- storia pregressa di lombosciatalgia;
- familiarità;
- fumo di sigaretta.
SINTOMI
La cervicobrachialgia presenta sintomi caratteristici che vengono riferiti dal paziente durante lo svolgimento della visita o che possono essere osservati dal professionista durante l’esame obiettivo. In genere vengono riscontrati:
- formicolio al braccio che può irradiarsi fino alla mano;
- sensazione di debolezza del braccio e/o della mano;
- dolore nei movimenti del collo (in particolare in estensione e rotazione del collo dallo stesso lato del dolore al braccio);
- intorpidimento del braccio, dell’avambraccio e della mano;
- sensazione di bruciore, calore o scossa elettrica al braccio, all’avambraccio e alla mano.
L’irradiazione del dolore al braccio varia a seconda della radice del nervo coinvolta, per questo individuare esattamente le zone dolorose o che presentano formicolio permette di comprendere meglio quale nervo è interessato.
DIAGNOSI
La diagnosi di cervicobrachialgia è di competenza medica. I più indicati ai quali ci si può rivolgere sono il medico di medicina generale o il medico specialista come il fisiatra, l’ortopedico, il neurologo o il neurochirurgo. Questo, attraverso la visita, andrà a valutare la presenza di specifici segni come la riduzione della sensibilità, la perdita di forza e l’alterazione dei riflessi. Per avere un quadro generale ancora più completo potrà richiedere l’effettuazione di esami strumentali, generalmente un esame elettromiografico e/o una risonanza magnetica. In conclusione giungerà ad una precisa diagnosi associando una prescrizione al trattamento e una valutazione prognostica.
TRATTAMENTO
Nella maggior parte dei casi la cervicobrachialgia trova soluzione con un intervento di tipo conservativo, ovvero che non prevede l’intervento chirurgico. I principali obiettivi da perseguire in questo caso sono la riduzione del dolore, il ripristino della funzione e la prevenzione delle recidive. L’approccio conservativo comprende diverse modalità di intervento (trattamento multimodale) che utilizzate in combinazione tra loro permettono una risoluzione rapida e completa. In genere si compone di:
- riposo relativo, ovvero riduzione o modificazione delle attività che richiedono l’utilizzo del rachide cervicale e che vanno a riprodurre o aumentare i sintomi dolorosi;
- farmaci come antinfiammatori, cortisone, miorilassanti per alleviare i sintomi;
- fisioterapia.
La fisioterapia è un tassello importantissimo all’interno del programma conservativo. Infatti, oltre ad alleviare il dolore, ha come obiettivo il ripristino delle normali funzioni articolari e muscolari. I mezzi a disposizione del fisioterapista per raggiungere gli obiettivi prefissati sono diversi: inizialmente potrà avvalersi di terapia fisica strumentale (es. laser, tecar) per ridurre dolore e infiammazione; successivamente potrà procedere con il ripristino della mobilità tramite specifiche tecniche passive di terapia manuale come mobilizzazioni, manipolazioni vertebrali, tecniche miofasciali e tecniche neurodinamiche; come ultimo step si passerà alla somministrazione di esercizio terapeutico attivo, fondamentale per il ripristino della totale autonomia del paziente e la prevenzione di recidive. Gli esercizi saranno svolti in modo graduale inizialmente sotto il controllo del fisioterapista e proseguiti poi in autonomia.
Qualora il trattamento conservativo non dovesse produrre i risultati prefissati si potrà prendere in considerazione l’opzione chirurgica che prevede la decompressione del tratto interessato. Le tecniche che possono essere utilizzate sono diverse e vengono scelte dal chirurgo in accordo con il paziente. Dopo l’intervento sarà comunque necessario un periodo variabile di riabilitazione nel quale il fisioterapista accompagnerà il paziente al ripristino graduale di tutte le attività.